Le cortesie, le audaci imprese io canto
Organico: 5 (3 voci, 2 viole, liuto, flauto, lira da braccio)
Nato a Reggio Emilia nel 1474 da famiglia nobile, Ludovico Ariosto trascorse tutta la sua carriera al servizio degli Este, in particolare di Ippolito e poi di Alfonso, duca di Ferrara.
Nonostante i suoi doveri di diplomatico e funzionario, sviluppò il suo talento per la poesia e il teatro diventando uno dei più importanti autori del Rinascimento italiano e uno dei primi scrittori moderni.
Il suo capolavoro, l’Orlando furioso, ottenne un grande successo subito dopo la sua prima pubblicazione nel 1516.
È un’opera tanto innovativa nella forma quanto ricca nell’immaginario fantastico che evoca. I personaggi del ciclo carolingio vi si intrecciano in una vertiginosa rete di intrighi con il ciclo bretone, la mitologia greca ed altri elementi magici: un ippogrifo, un castello incantato, fate, giganti, un mostro marino e un anello che rende invisibili… Ma la forza più grande che si impone ai personaggi è l’amore. Un amore spesso ingiusto e non corrisposto, ma a volte felice. Un amore che tocca tutti i personaggi allo stesso modo, donne, uomini, cristiani e musulmani; che porta alcuni a trionfare sugli inganni della magia, altri alla follia più disperata.
L’Orlando furioso ha rapidamente impregnato la cultura popolare e ha fortemente ispirato, fra l’altro, il genere fantasy moderno. Le sue strofe in ottava rima, insieme ad altre poesie di Ariosto, sono state musicate da numerosi compositori già prima della sua morte (avvenuta nel 1533).
Le sue rime, dall’Orlando ed altre liriche sciolte, hanno animato l’intera storia del madrigale fin dalla prima raccolta a stampa del genere (il Libro primo de la Serena, Roma, 1530) dopo aver già ispirato il più antico genere della frottola e il suo più celebre compositore, Bartolomeo Tromboncino. Altre frottole si sono ispirate a personaggi come Ferrau, un “cavalier di spagna”.
Il nostro programma rende omaggio al poeta attraverso frammenti della sua opera in forma di frottole e canzoni accompagnate alla lira da braccio, uno strumento affascinante e una pratica ancora viva nei primi anni del Cinquecento, ma quasi tralasciata dalla riscoperta contemporanea della musica antica.
Seguiremo poi i versi di Ariosto attraverso i madrigali composti da pionieri del genere come Philippe Verdelot, Costanzo Festa, Francesco Corteccia, Jaques Arcadelt, Vincenzo Ruffo e il maestro della musica alla corte di Ferrara, Alfonso della Viola.
E a proposito di viola (da gamba), questo strumento si è sviluppato proprio durante la vita di Ariosto ed è subito diventato uno degli strumenti più usati per concertare la polifonia insieme alle voci, come ampiamente attestato presso la stessa corte di Ferrara. Le viole permettono infatti, grazie alla loro estensione, di complementare agilmente le tessiture vocali ed aumentare le possibilità di concertazione, pur mantenendo un timbro “vocale”. Completeranno il nostro strumentario flauto dolce e liuto, per dar vita ai madrigali dell’Ariosto.